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Festa della Pita

Gli alessandrini anno dopo anno con forte entusiasmo vivono, rivivono e fanno conoscere la festa della “Pita” a sempre più curiosi e visitatori.
Una festa che si svolge l’ultima domenica di aprile, e che presenta delle forti peculiarità.
La pianta da festeggiare viene selezionata e preparata con cura già dalla domenica precedente da un gruppo di esperti alessandrini.
La pianta oggetto di festeggiamento viene donata, per gentil concessione, dal Comune di Terranova del Pollino (PZ) al Comune di Alessandria del Carretto.
Tra i due Comuni c’è una grande amicizia che si rinnova ogni anno anche con questo rito.
La pianta festeggiata in onore del Santo Patrono di Alessandria del Carretto, Sant’Alessandro Papa e Martire, una pianta di abete maturo, viene scelta insieme dai due comuni.
La festa dell’albero ricorre anche in altri paesi, ad es. Rotonda (PZ), Accettura (MT), Pastena (FR), ma la caratteristica principale della festa della “Pita” di Alessandria consiste nel trasporto della pianta a braccia da parte degli uomini.
Nasce come festa tipicamente maschile.
Negli ultimi decenni il ruolo delle donne nella festa è mutato, parallelamente a quanto è avvenuto in società.
Le donne che vi partecipano non solo sentono vivamente la festa della “pita”, ma aiutano gli uomini a trasportarla fino in paese, lungo un sentiero a volte molto scivoloso e tortuoso.
Le donne trasmettono con il loro entusiasmo tanta energia positiva che sommata a quella della forza degli uomini, consente il trasporto ancora più allegro e simpatico in qualsiasi condizione climatica.
La tradizione conta una media della lunghezza della pianta di circa 18 metri.
La cima invece non viene trascinata, ma delicatamente trasportata, come si conviene ad una Regina, sulle spalle di altri devoti, che la curano e conservano.
A metà del viaggio di trasporto della “Pita”, fa il suo ingresso in mezzo alla festa la cima, poi trasportata contemporaneamente al tronco fino a piazza San Vincenzo.
La scenografia della festa è composta anche dagli allegri suonatori di zampogna, organetto e tamburello che si fondono con i protagonisti delle “tire” (pertiche usate per il trasporto della pianta).
La Pita arriva in loc. Difisella dove col tramonto “i partecipanti” si ristorano insieme a tutti gi amici e parenti, tra le prelibatezze tipiche della cucina alessandrina, per poi riprendere il cammino verso piazza San Vincenzo dove riposerà fino al 2 maggio.
E’senz’altro una festa da conoscere, da vivere per capire profondamente il rito che si protrae da secoli e che culmina nella festa di Sant’Alessandro del 3 maggio.

Mimma Covelli